Fonte La Repubblica – Palermo
di Claudio Reale Sul fronte della pandemia si gioca la partita del dopo- Musumeci. Con posizionamenti che già cominciano e che riflettono di fatto il tentativo dei partiti di accreditarsi come interlocutori delle imprese. Così la battuta del presidente della Regione, che mercoledì in conferenza stampa a Palazzo d’Orléans si è lasciato sfuggire una frenata ( « Per cambiare colore dovremmo avere la metà dei contagi», ha detto Nello Musumeci), agli alleati basta per iniziare a smarcarsi, nonostante il tentativo fatto dallo staff di Palazzo d’Orléans di correggere la rotta derubricando l’uscita a mero monito. « Moriremo di attesa » , tuona ad esempio il segretario della Lega Nino Minardo.
I primi a rispondere, però, sono gli esponenti di Fratelli d’Italia. La capogruppo Elvira Amata riunisce i suoi colleghi già nella serata di mercoledì per diramare una breve nota: «Chiediamo al governo nazionale e al presidente della Regione Nello Musumeci di fare in modo che già dal prossimo fine settimana nella nostra Isola ci possa essere un allentamento delle misure anti-contagio » , mettono nero su bianco i meloniani. Non è un caso che siano proprio loro a muovere per primi: il partito che esprime l’assessore al Turismo Manlio Messina, pressato in queste ore dagli albergatori che vedono una crisi nera, è anche l’unico destinato a rimanere fuori dal governo di Mario Draghi, che invece Musumeci non perde occasione di elogiare. Eccole, le due partite che si intrecciano: nel gioco dei riposizionamenti, il governatore si spinge addirittura a ricoprire di complimenti un ministro che si trova sul punto opposto dell’asse politico, il titolare della Salute Roberto Speranza con il quale pure negli ultimi mesi la giunta siciliana ha spesso incrociato le spade. L’assedio, però, non guarda esclusivamente agli schieramenti nazionali. « Bisogna rendersi conto della gravità della situazione economica — manda a dire Minardo, il cui partito esprime in giunta l’assessore ai Beni culturali Alberto Samonà — C’è una depressione economica, ma anche una depressione psicologica che pagheremo negli anni prossimi. Se i contagi sono in calo, con la premessa che bisogna aumentare i controlli, bisogna far ripartire la macchina. Ristoranti, bar e palestre sono chiusi da mesi». I leghisti, d’altro canto, giocano la partita più importante verso il dopo- Musumeci: l’accordo nazionale del centrodestra — ammesso che la coalizione sopravviva al governo Draghi — prevedeva infatti che una regione fra Calabria e Sicilia andasse al Carroccio, e dopo l’intesa per una candidatura forzista oltre lo Stretto Matteo Salvini reclama di poter indicare un proprio nome nell’Isola. Anche a questo servirà l’alleanza con il Movimento per l’Autonomia siglata dai leghisti alla fine dell’anno scorso: il nome per le Regionali 2022 potrebbe dunque essere lombardiano. La partita, però, è tutta aperta: proprio Fratelli d’Italia — che dopo il flirt del 2019, culminato con l’addio di Raffaele Stancanelli a Diventerà Bellissima, non ama l’idea di una riconferma del governatore — lancia adesso nuovi segnali d’intesa al Carroccio. Si vedrà.
Anche perché la partita non si gioca solo a destra. Al centro, ad esempio, già si scalpita: « Non sono una sostenitrice del liberi tutti — mette le mani avanti la capogruppo dell’Udc all’Ars, Eleonora Lo Curto — e penso che serva una campagna di vaccinazione di massa e che cominci dai giovani, che si muovono di più. Detto questo, però, l’economia è flagellata dal Covid: ristoranti, come del resto anche le scuole, possano essere gestiti in sicurezza, con il giusto protocollo di distanziamento. Tenere chiuso sarebbe un atto di ingiustizia». «I contagi si sono abbassati — le fa sponda il capogruppo dei Popolari e autonomisti, Totò Lentini — la zona gialla ci spetta. È sbagliato tenerci in arancione. Visto che i ristori ritardano il problema diventa sempre più grande. Non si può chiedere agli imprenditori di aspettare ancora. Bisogna consentire almeno i pranzi nei ristoranti».
Al centro, del resto, sono arrivate forti pressioni. L’assessore regionale alle Attività produttive, dunque in definitiva il punto di riferimento di commercianti e ristoratori, è l’Udc Girolamo Turano: deluso dalla partita sulla Finanziaria, per la quale aveva chiesto ( e non ottenuto) il rifinanziamento con 400 milioni del Bonus Sicilia per far arrivare nuovi ristori alle aziende in crisi, l’esponente centrista è adesso assediato dai locali. Che pressano per ripartire e dicono di avere già molte prenotazioni: Doriana Ribaudo, che proprio con l’Udc fu capogruppo al Comune di Palermo e che adesso gestisce l’Osteria Ballarò, sostiene ad esempio di aver ricevuto per l’estate prenotazioni da gruppi di statunitensi e brasiliani vaccinati, e chiede l’apertura di un corridoio per chi si è già immunizzato. «Bloccare l’ingresso dei vaccinati — avvisa — sarebbe un gran controsenso ». La partita è tutta da giocare. Ed è già un tutti contro Nello.