Risolvere la crisi del sistema rifiuti in Sicilia non sarà immediato. Questa è ormai una triste verità di cui tutti nell’Isola sono consapevoli.
Una gestione dei rifiuti sostenibile incontra inoltre più di una difficoltà in regioni come la nostra nel trasformare la propria economia in ottica circolare. Rappresentativo più di ogni altra cosa è il caso dell’Isola che ricorre in maniera massiccia all’uso delle discariche.
Un siciliano, in media, consuma all’anno oltre 400 kg di rifiuti e la maggior parte di questi è rappresentato da rifiuti urbani: detriti quotidiani raccolti e trattati dai comuni e generati prevalentemente dalle famiglie. La produzione necessita di uno smaltimento. Uno degli obiettivi, non semplice da raggiungere, è quello di operare un graduale trasferimento verso un riciclaggio più intensivo e un minor conferimento in discarica.
Per questa ragione l’assessore regionale ai Rifiuti Roberto Di Mauro, come chi lo ha preceduto in questi anni, è consapevole del fatto che prima o poi il problema di saturare le discariche certamente si porrà e anche pesantemente per l’Isola, soprattutto in considerazione del fatto che molto spesso le soluzioni non arrivano con tempi ragionevoli. “I mali arrivano a piedi e se ne vanno in carrozza” per dirla con un vecchio proverbio del passato.
Altro dato da tenere in conto è l’analisi della situazione della impiantistica che dovrà colmare i nuovi vuoti di discarica. L’autosufficienza è garantita nel territorio di Ragusa, va meglio anche ad Enna e con gli interventi a Trapani e ad Agrigento mezza Sicilia, in particolare quella occidentale, può guardare all’emergenza con più tranquillità. Lo ha affermato lo stesso Di Mauro in una video intervista rilasciata a ilSicilia.it (CLICCA QUI).
Cosa diversa (negativamente) vale per la Sicilia orientale. Al di là dei numeri della differenziata a Messina, che vive in condizioni ottimali e con buone performance di raccolta che la rendono un’eccezione, i veri problemi rimangono Catania, Lentini e la zona del Siracusano. Casi davvero emblematici. In particolare la crisi intermittente dell’impianto di Lentini che ha accolto molti dei rifiuti dello smaltimento della Sicilia orientale e di quella occidentale.
Un balletto che continua a danzare in maniera irreversibile e sul quale incombe da più di un anno il problema del trasporto all’estero dell’immondizia e che rischia di flagellare le casse dei comuni siciliani. A questo si aggiunge, quindi, un altro problema pesante tanto quanto il primo, se si pensa che i costi lieviteranno e graveranno sulle tasche dei cittadini con l’aumento della bolletta.
Su questo fronte il governo Schifani sta lavorando. Ieri la giunta regionale ha dato il via libera all’erogazione agli enti locali delle somme necessarie per la copertura degli extra costi sostenuti per il trasferimento di rifiuti all’estero. Le risorse finanziarie messe a disposizione ammontano complessivamente a 45 milioni di euro, ma in questa fase saranno liquidati 20 milioni per coprire le spese relative al periodo dal1 giugno 2022 al 31 dicembre 2022. Un aiuto per le amministrazioni locali che hanno dovuto fronteggiare maggiori costi per superare le criticità legate alla capacità di smaltimento degli impianti regionali.
Di Mauro ha detto che sta predisponendo il nuovo Piano dei rifiuti, analizzando i flussi di indifferenziata e di differenziata per rispondere in maniera puntuale alle esigenze del territorio. L’obiettivo di lungo periodo che l’esecutivo siciliano si pone è quello di chiudere il ciclo dei rifiuti in maniera concreta. Il piano, non più rinviabile, è uno solo: la realizzazione di almeno due impianti di termovalorizzatori adeguati per produrre energia e ridurre al minimo gli scarti. La strada vincente per uscire finalmente dalla logica dell’emergenza e liberando i siciliani da questa piaga antica.